Articolo:www.huffingtonpost.it
“Mamma scomoda? Non direi proprio. Meryl Streep è la mia prima icona”. Capelli biondi raccolti, occhi ipnotici, abito nero. Mamie Gummer, 32 anni, ondeggia su una sedia di stoffa al Ritz Carlton di Central Park, New York, imitando gli scatti di un rapper. “Me lo chiedono in tanti come sia recitare accanto a mia madre e più vado avanti più trovo risposte inaspettate, dentro di me”. Terzo film al suo fianco, Dove Eravamo Rimasti, in uscita il 10 settembre per Warner Bros., unisce madre-figlia in una sceneggiatura scritta da Diablo Cody (autrice di Juno e Young Adult) e diretta da Jonathan Demme (Philadelphia). Mamie interpreta Julie, figlia di una rocker, Ricki, che ha abbandonato i suoi kids per amore della musica e dei club. Parecchi anni dopo, matrimonio nato e fallito, Julie deve confrontarsi con la mamma-nemica.
Avere accanto Meryl Streep sul set non le ha creato alcun imbarazzo?
“Per me è più facile del resto del mondo: sono sua figlia e proprio non riesce ad intimidirmi. Questo vale anche per i miei fratelli e sorelle. Anche se i primi giorni ammetto sia stato disorientante. A mia insaputa, il regista del film le ha chiesto di non rivolgermi una parola durante tutta la lavorazione. Mamma c'è rimasta malissimo ma questo distacco ha dato una sterzata all’alchimia tra Julie e Ricki. La storia di una madre rocker che cerca di riconquistare la fiducia della figlia, in scena apre le porte a qualche fantasma familiare. Mia madre è l’unica persona in grado di riconoscere quando ho qualcosa che non va o se le sto mentendo. Anche sul set. Starle accanto sotto i riflettori mi ha fatto sentire onesta, integra. Il bello della storia di Diablo Cody è che, proprio come nella vita vera, i personaggi non sono mai veramente dispiaciuti di essere impopolari o incompresi. Se ne fregano. Sin da piccola ho convissuto con l'idea di avere Meryl Streep come mamma. E’ rimasta incinta durante le riprese de La scelta di Sophie, il film che le ha fruttato l’Oscar come miglior attrice. A differenza della Julie di Dove Eravamo Rimasti, io non mi sono sentita trascurata da lei. E' sempre stata una donna presente, sceglieva film che la tenessero lontana da casa per non più di due settimane, ed ora che siamo tutti adulti e cresciuti, può prendersi una pausa da me e i miei fratelli e lasciarci liberi! Mi senti, mamma? Sei libera!".
Nel film di Jonathan Demme la troviamo, per una buona mezz’ora, in stato catatonico.
Quando Ricki torna a casa dalla figlia e dall’ex marito (Kevin Kline, ndr.) scopre che la sua ‘piccola’ Julie ha tentato il suicidio. Julie è arrabbiata, trasandata, non si lava da settimane, ascolta musica a tutto volume per rinchiudersi nel suo lutto nuziale. Ho girato metà film con i capelli imburrati, la faccia gonfia e le occhiaie di una matta: amo trasformarmi. Anche nella serie tv American Horror Story cambiavo look e temperamento a comando. Per non parlare di The Ward - Il reparto, Effetti collaterali e Cake. Mi attirano i ruoli borderline, snobbo quelli da brava ragazza“.
La prima scena del film girata con sua madre?
Quella al saloon dove mi faccio la pedicure e metto a posto i capelli. Una sequenza difficile, c’era un po’ di gelo. Era anche il mio primo giorno di lavoro. Ricordo che, in quel momento, cercavo di portare il mio personaggio su un lato più comico e maldestro, forse per esorcizzare il timore delle riprese. Demme si è avvicinato a me e ha detto: “Non devi essere divertente”. Uno shock.
C’è stata competizione tra le due Gummer Girls (Mamie è figlia di Meryl e Don Gummer, ndr.)?
“Mai. Mia madre ha la capacità di affascinare chi le sta attorno, me compresa. Mi ha impressionato come musicista. L'ho sentita cantare American Girl di Tom Petty ma anche Lady Gaga e Bruce Springsteen dal vivo, e sono rimasta letteralmente a bocca aperta. Io, abituata alle sue sinfonie storte sotto la doccia, non le avrei dato una chance...".
Come ha scelto Dove Eravamo Rimasti?
"E' stata mia madre a propormi il film. Come l'ha fatto? Arriva a casa, sbatte il copione sul tavolo. Lo sfogliamo insieme. Ci diamo un'occhiata complice e le dico: Sì, siamo pronte per recitare di nuovo insieme".
Il “nome” le ha mai creato problemi nell’ambiente?
Il nome sì, ma solo per la pronuncia: in giro per il mondo “Mamie” somiglia alla parola “mamma”. (ride) Sono affezionata a questo nickname, apparteneva alla mia bisnonna. Meglio di Mary, ecco.
Musica preferita?
Sono passata da Kate Bush e Sarah McLachlan all’hip-hop.
Tra spettacoli a Broadway e le nomination al Lucille Lortel Award, recitare è un’attitudine naturale, per lei.
Lo è. Nessuno ha forzato la mano con me sulla recitazione. Viene tutto dal mio istinto e dalla mia forza di volontà. Mi piacciono molto il cinema e il teatro. E poi, che cosa sarei dovuta diventare? Una banchiera?
“Mamma scomoda? Non direi proprio. Meryl Streep è la mia prima icona”. Capelli biondi raccolti, occhi ipnotici, abito nero. Mamie Gummer, 32 anni, ondeggia su una sedia di stoffa al Ritz Carlton di Central Park, New York, imitando gli scatti di un rapper. “Me lo chiedono in tanti come sia recitare accanto a mia madre e più vado avanti più trovo risposte inaspettate, dentro di me”. Terzo film al suo fianco, Dove Eravamo Rimasti, in uscita il 10 settembre per Warner Bros., unisce madre-figlia in una sceneggiatura scritta da Diablo Cody (autrice di Juno e Young Adult) e diretta da Jonathan Demme (Philadelphia). Mamie interpreta Julie, figlia di una rocker, Ricki, che ha abbandonato i suoi kids per amore della musica e dei club. Parecchi anni dopo, matrimonio nato e fallito, Julie deve confrontarsi con la mamma-nemica.
Avere accanto Meryl Streep sul set non le ha creato alcun imbarazzo?
“Per me è più facile del resto del mondo: sono sua figlia e proprio non riesce ad intimidirmi. Questo vale anche per i miei fratelli e sorelle. Anche se i primi giorni ammetto sia stato disorientante. A mia insaputa, il regista del film le ha chiesto di non rivolgermi una parola durante tutta la lavorazione. Mamma c'è rimasta malissimo ma questo distacco ha dato una sterzata all’alchimia tra Julie e Ricki. La storia di una madre rocker che cerca di riconquistare la fiducia della figlia, in scena apre le porte a qualche fantasma familiare. Mia madre è l’unica persona in grado di riconoscere quando ho qualcosa che non va o se le sto mentendo. Anche sul set. Starle accanto sotto i riflettori mi ha fatto sentire onesta, integra. Il bello della storia di Diablo Cody è che, proprio come nella vita vera, i personaggi non sono mai veramente dispiaciuti di essere impopolari o incompresi. Se ne fregano. Sin da piccola ho convissuto con l'idea di avere Meryl Streep come mamma. E’ rimasta incinta durante le riprese de La scelta di Sophie, il film che le ha fruttato l’Oscar come miglior attrice. A differenza della Julie di Dove Eravamo Rimasti, io non mi sono sentita trascurata da lei. E' sempre stata una donna presente, sceglieva film che la tenessero lontana da casa per non più di due settimane, ed ora che siamo tutti adulti e cresciuti, può prendersi una pausa da me e i miei fratelli e lasciarci liberi! Mi senti, mamma? Sei libera!".
Nel film di Jonathan Demme la troviamo, per una buona mezz’ora, in stato catatonico.
Quando Ricki torna a casa dalla figlia e dall’ex marito (Kevin Kline, ndr.) scopre che la sua ‘piccola’ Julie ha tentato il suicidio. Julie è arrabbiata, trasandata, non si lava da settimane, ascolta musica a tutto volume per rinchiudersi nel suo lutto nuziale. Ho girato metà film con i capelli imburrati, la faccia gonfia e le occhiaie di una matta: amo trasformarmi. Anche nella serie tv American Horror Story cambiavo look e temperamento a comando. Per non parlare di The Ward - Il reparto, Effetti collaterali e Cake. Mi attirano i ruoli borderline, snobbo quelli da brava ragazza“.
La prima scena del film girata con sua madre?
Quella al saloon dove mi faccio la pedicure e metto a posto i capelli. Una sequenza difficile, c’era un po’ di gelo. Era anche il mio primo giorno di lavoro. Ricordo che, in quel momento, cercavo di portare il mio personaggio su un lato più comico e maldestro, forse per esorcizzare il timore delle riprese. Demme si è avvicinato a me e ha detto: “Non devi essere divertente”. Uno shock.
C’è stata competizione tra le due Gummer Girls (Mamie è figlia di Meryl e Don Gummer, ndr.)?
“Mai. Mia madre ha la capacità di affascinare chi le sta attorno, me compresa. Mi ha impressionato come musicista. L'ho sentita cantare American Girl di Tom Petty ma anche Lady Gaga e Bruce Springsteen dal vivo, e sono rimasta letteralmente a bocca aperta. Io, abituata alle sue sinfonie storte sotto la doccia, non le avrei dato una chance...".
Come ha scelto Dove Eravamo Rimasti?
"E' stata mia madre a propormi il film. Come l'ha fatto? Arriva a casa, sbatte il copione sul tavolo. Lo sfogliamo insieme. Ci diamo un'occhiata complice e le dico: Sì, siamo pronte per recitare di nuovo insieme".
Il “nome” le ha mai creato problemi nell’ambiente?
Il nome sì, ma solo per la pronuncia: in giro per il mondo “Mamie” somiglia alla parola “mamma”. (ride) Sono affezionata a questo nickname, apparteneva alla mia bisnonna. Meglio di Mary, ecco.
Musica preferita?
Sono passata da Kate Bush e Sarah McLachlan all’hip-hop.
Tra spettacoli a Broadway e le nomination al Lucille Lortel Award, recitare è un’attitudine naturale, per lei.
Lo è. Nessuno ha forzato la mano con me sulla recitazione. Viene tutto dal mio istinto e dalla mia forza di volontà. Mi piacciono molto il cinema e il teatro. E poi, che cosa sarei dovuta diventare? Una banchiera?